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IO E IL METODO

 


Era il 1998. Da qualche anno avevo fondato la mia Compagnia di teatro-danza e avevo prodotto il mio primo spettacolo. Avevo lavorato fino a quel momento con una coreografa, Giuditta Cambieri, che usava la voce in scena, e nell’inaugurare il mio percorso di ricerca personale mi era sembrato irrinunciabile l'uso della voce.  Col mio primo spettacolo avevo inaugurato quello che sarebbe diventato, da lì in avanti, il mio personale processo creativo: la ricerca dell'integrazione fra voce e danza, e in senso più ampio fra voce e movimento; fra suono, parola, discorso, testo e movimento in scena.


 


Grazie insomma al suo infaticabile lavoro il metodo di Kristin si diffonderà sempre di più, verrà apprezzato sia dai fruitori sia dalle istituzioni, che diventeranno via via sempre più sensibili a questo insegnamento. Finché nel 2016 l'Università la "Sapienza" di Roma non istituisce un Master sul Metodo. Ancora una volta Alessandro sarà nel comitato scientifico dell'Università, nel pianificare il corso di laurea, e ne sarà insegnante, coadiuvato dal lavoro appassionato di Margarete Assmuth, la prima insegnante Linklater designata italiana. A questo Master che io partecipo fino a laurearmi e ad essere designata insegnante Linklater. Ma torniamo un momento all'inizio. 

Il mio primo incontro con Kristin a Tuscania fu rivelatore. Una sorta di iniziazione.

La mia maestra di release aveva ragione, il lavoro per liberare la voce naturale era assolutamente contiguo alla mia tecnica di danza di riferimento, la tecnica release: entrambe le tecniche si preoccupavano di ritrovare l'origine e la potenzialità dei meccanismi neuro-fisiologici del corpo, i suoi meccanismi “naturali”, liberandolo dalle tensioni e dal protagonismo dei grandi muscoli che limitano e impediscono la sua piena potenzialità espressiva. Insomma la stessa cura del corpo, lo stesso fine: lasciar fluire nel corpo, nella voce, il proprio essere. Per me fu un incontro

Studiavo in quel periodo "release technique" con una maestra italiana appena tornata dall’America. Avendo visto il mio lavoro mi dice: Oretta, c'è una donna, Kristin Linklater, che viene da New York e fa release con la voce. Devi assolutamente partecipare a questo workshop. Mi fido delle sue parole. Tuscania mi accoglie insieme a un numeroso gruppo di attori che partecipano al workshop. Alessandro Fabrizi, attore e regista teatrale, da anni insegnante del metodo Linklater, aveva incontrato Kristin qualche anno prima e aveva deciso di portarla in Italia, conscio del grande valore del suo insegnamento. Da quel momento in poi Alessandro non cesserà più di promuovere il suo lavoro: continuerà ad organizzare workshop, girerà come regista un film a Stromboli sul suo processo pedagogico con un bellissimo gruppo di attori di provenienza internazionale, tradurrà in italiano il suo testo principale, "Freeing the natural voice". 


fondamentale, che diede un definitivo indirizzo all’uso della voce che avrei fatto da lì in avanti in scena, e chiarì ancora più profondamente, anche dal punto di vista filosofico-scientifico, quella visone del corpo che abbracciavo con la danza. Da quel momento non smisi più di studiare e fare pratica della progressione degli esercizi a cui Kristin ci aveva introdotto, né di partecipare ai suoi workshop ogni volta che potevo.


Nel mio lavoro usavo già la voce come impulso alla creazione di forme e dinamiche, ispirata anche da Laban. Nella sua prima scuola di

Tanz-Ton-Wort (Dance-Sound-Word) Laban invitava gli allievi ad usare la voce e il respiro per sentire il ritmo del suono dentro il corpo. E nel mio cammino, prima istintivamente, poi sempre più consapevolmente, è stato questo uno dei processi adottati verso la composizione coreografica. Accanto al lavoro creativo poi, c’era sempre stato quello dell'insegnamento. E anche qui, poco a poco avevo inserito e integrato sempre più nelle mie lezioni di danza il lavoro sulla voce naturale, sempre finalizzata alla creazione. 



Ed è stato quest’ultimo elemento, ultimamente, ad aggiungersi alla mia passione coreografica, dandomi più felicità. Mi ha fatto però anche sentire una maggiore responsabilità, e la voglia di portare fino in fondo la formazione, fino ad arrivare al compimento del Teaching Training attraverso il Master.

Ma ad un certo punto, un grande cambiamento è arrivato. Ho cominciato ad interessarmi sempre di più al fatto che queste pratiche avvicinassero a stati di pienezza, oserei dire di felicità, e che offrissero un canale di avvicinamento e di risveglio del proprio sé. Nelle mie lezioni di questi ultimi anni, sono stata sempre più attenta e sempre più interessata al processo di cambiamento, di consapevolezza, di individuazione e scioglimento di tensioni profonde, verso la rivelazione del proprio essere. Un cammino molto fertile per la creazione coreografica ma soprattutto un viaggio appassionante all’interno della propria psiche. 


 

Ho incontrato di nuovo Shakespeare. Kristin è una sublime esperta di Shakespeare. Oltre ad aver fondato in America una compagnia chiamata, appunto, Shakespeare and Co., ha scritto il suo secondo libro che si intitola "Freeing Shakespeare's voice". Il suo metodo infatti, non è soltanto un metodo mirato a ripristinare un sistema organico alla comunicazione, ma è anche e soprattutto una possibilità espressiva, un modo per 

avvicinarsi al testo. E la passione viscerale nei confronti di questo poeta che avevo conosciuto quando studiavo lingue all’università si è risvegliata. Traducevo Shakespeare durante notti silenziose, perché il suo mondo potesse avvolgermi senza distrazioni. Averlo rincontrato con nuove, sconvolgenti potenzialità, mi ha stimolato ad immaginare un futuro fra danza, movimento e Shakespeare. E ora che ho cominciato ad insegnare, continuando sempre ad approfondire le implicazioni pedagogico/esistenziali del metodo, spero di poter offrire la stessa fortuna che ho avuto io nell'incontrare il metodo, convinta che questo può trasformare radicalmente il modo di danzare, di recitare, di stare al mondo. Credo di aver capito che nel riuscire ad aiutare gli altri a manifestare le proprie “vere” potenzialità espressive, si trovi la mia vera vocazione.

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