Le
storie con cui è tessuto questo spettacolo sono liberamente ispirate a
personaggi femminili rubati al cinema:
Fedora,
la diva decaduta di "Viale del Tramonto",
Mrs. Parker, la scrittrice maledetta, Cabiria, Giulietta degli spiriti. E rubati a un cinema che ci appare come
l'ultima metamorfosi dell'antico narratore orale a cui cerchiamo di carpire le
virtù incantatori e, e quel linguaggio che non trae tanto ispirazione dalla
riflessione analitica - che giudica e tiene le cose a distanza - quanto
dall'esperienza dell'incantamento che avvolge, innamora, consente allo
spettatore lo stato di grazia dello smemoramento.
Fedora, diva un tempo amata, ricercata, e ormai sul viale del tramonto, racconta malinconicamente i suoi passati splendori e chiede ancora, con accorato languore, attenzione e dedizione. Aida e Perdita, le sue figlie ormai traviate, le rinfacciano il suo indifferente egoismo e tracciano uno spietato ma nello stesso tempo compassionevole ritratto di madre assente e colpevole.
Doroty, detta Dotty, è la figlia di Perdita. Prigioniera del suo destino di scrittrice maledetta, ironica, umorale, irriverente, amara, consuma la sua vita tra fumi, alcol, amori sbagliati, incapace di farsi amare, incapace di cambiare. Personaggio romantico per eccellenza, sceglierà la morte come antidoto alla sua sconfinata solitudine.
Giuliette, figlia di Aida, perseguitata dai suoi fantasmi, sembra ripercorrere il destino tormentato che attanaglia la sua stirpe. Apparentemente arrogante e sicura di sé, svelerà la sua fragile natura in un incontro amoroso disgraziato. Ma sarà proprio grazie a questo se, acquistata consapevolezza di sé, riuscirà a riscattare la sorte amara della sua sfortunata genìa.