contatore free

LA CREAZIONE, LA VOCE, LA DANZA

LABORATORI PER ATTORI DANZATORI PERFORMER



 

PREMESSA


La ricerca che svolgo da anni sul corpo, ha sempre avuto alla base la convinzione che la memoria del corpo sappia, possieda già un vocabolario interiore, capace di incarnarsi in una forma; che la ricerca di questa forma possa essere ricerca profonda del sé; che il lavoro da fare sia quello di sviluppare la capacità di ascoltare, risvegliare quella memoria e rivelare attraverso forme e dinamiche originali, personali, a volte uniche, il racconto di universi interiori complessi. Infine che il processo creativo, pur beneficiando di un corpo educato al movimento, possa prescindere da codici prestabiliti.

Mi è capitato più volte di lavorare  con attori e di misurarmi con il limite e il vantaggio di non avere di fronte dei danzatori. Il limite di non avere allievi in grado di utilizzare la ricchezza di codici, di un vocabolario, che solo un training attraverso lo studio specifico di varie tecniche della danza può fornire; ma nello stesso tempo il vantaggio della libertà da questi codici, che si rivela spesso essere per i danzatori una gabbia, un ostacolo verso l’elaborazione di un universo espressivo personale.

E i limiti allora, si sono rivelati spesso lo stimolo grazie al quale accedere all’elaborazione di un linguaggio spesso sorprendente.


IL LABORATORIO

 

 

STRUMENTI

 

La voce

Oltre alla danza e, in un’accezione più ampia, a tutta la gamma possibile di movimenti, la voce rappresenta l’altro canale che sarà materia di indagine, strumento espressivo e creativo. Nel mio periodo formativo, fatto anche di studi teatrali, avevo già lavorato sulla voce, ma l’incontro definitivo è stato quello con Kristin Linklater e il suo lavoro sulla voce naturale.

Ho incontrato Kristin molti anni fa, la prima volta che è venuta in Italia, a Tuscania, a tenere un seminario intensivo di dieci giorni. Fu un incontro fondamentale per il mio percorso di coreografa e di insegnante. Usavo già la voce unita alla danza, ma da quel momento la direzione da intraprendere è stata chiara.

Fu per me sorprendente scoprire come il suo lavoro sul corpo e la visione filosofica che lo guidava si basassero sugli stessi principi della “release technique”, da anni la mia tecnica di danza di riferimento. Fu dunque un lavoro di integrazione organica, e da allora non ho smesso più di studiare i suoi testi e di indagare come quello studio potesse fornirmi l’accesso ad un percorso personale.

Mi è venuto in aiuto Laban e la sua prima scuola di “danza, suono e parola”, il suo suggerimento di trovare dentro di noi i ritmi dinamici, perché sono questi a produrre la forma; il suo invito agli allievi di usare la voce e il respiro, di partire da quei suoni per sentire il ritmo del suono dentro il corpo, perché prima che potessero rendersi conto di cosa accadeva, si era già sviluppata una forma.


Obbiettivi

Facendo dunque riferimento a questi insegnamenti, il laboratorio di danza e voce servirà ad affrontare in modo approfondito un lavoro specifico sulla voce unita alla danza. Sarà un lavoro teso alla ricerca della propria voce, che appartiene a tutto il corpo e che risponde fisicamente al pensiero, alla memoria, all'immaginazione, agli impulsi interni.

Una voce “fisica”, capace di diventare impulso al movimento stesso, “musica che coreografa il corpo dall’interno”, che diventa strumento di conoscenza di sé e di liberazione delle proprie risorse espressive. Un canale espressivo, che unito al movimento, completa, amplificandolo, lo sviluppo dell’energia creatrice del corpo.

Un laboratorio che offrirà agli allievi, un’esperienza in grado di arricchire il numero delle possibili strade verso la creazione, e dar loro la possibilità di misurarsi con la scoperta di un vocabolario, di una sintassi personale del corpo.



Contenuti

Il lavoro che propongo contempla momenti diversi:

- Indagine di più canali espressivi;

- Proposta di processi per accedere ad un vocabolario del corpo        personale ;

- Percorsi di composizione.

Le giornate di lavoro si articoleranno in una prima parte dedicata a questa ricerca, un cammino che è essenzialmente un percorso all’interno del corpo: lo scheletro, la muscolatura involontaria, il respiro, la vibrazione.

Strettamente legato alla prima parte, seguirà il lavoro che unisce la voce al movimento. La voce si farà parola, frase, discorso, testo e diventerà sorgente delle proprie forme, motore della propria danza.

Avendo presenti i principi della “release technique”, il lavoro col corpo comporterà la ricerca di un movimento morbido, fluido, libero da tensioni, radicato alla terra, un movimento “organico” capace di raccogliere gli impulsi ritmici della voce e i vortici di significato che la parola contiene.

Una volta in possesso di un vocabolario personale, di un materiale di movimento, di “frasi di movimento”, dirigeremo il focus verso lo spazio (la direzione, il focus, la  drammaturgia dello spazio)  e verso la relazione con gli altri.

Questi elementi sono già presenti nella fase precedente in cui il focus era più diretto alle azioni del corpo e alla dinamica. Ognuno di questi elementi strutturali dipende dall’altro e li contiene tutti. Sono “atti “ di un sentire globale, ma focalizzeremo l’attenzione di volta in volta su l’uno o sull’altro per necessità di analisi, nel tentativo di portare a coscienza gli elementi costitutivi di un “discorso” danzato.

L’approccio Labaniano sarà di nuovo il nostro riferimento.



E per finire useremo alcuni principi di organizzazione (ripetizione - cambiamento, sfondo - primo piano, testo - contesto) per approdare a brevi composizioni coreografiche (soli, duetti, terzetti, gruppi, tutto il gruppo).

Ma pur ancorandoci a saldi riferimenti teorici, non ci allontaneremo mai dalle convinzioni espresse nella premessa.

Principi ordinatori, elementi costitutivi, sono già nella consapevolezza profonda del corpo. La grammatica, la sintassi delle infinite possibilità creative, albergano nella profondità della nostra memoria fisica e mentale.

Il mio primo sforzo educativo sarà dunque quello di permettere il misterioso disvelarsi di tali strutture, di tali archetipiche dimensioni interiori, per avvicinarsi ad un processo creativo che solo in un secondo tempo sarà portato a consapevolezza. Il ritmo sarà l’elemento principe di tutto il laboratorio, il principio ordinatore per eccellenza, il punto di arrivo, il punto di partenza.

PRIVACY