All’inizio era il cinema, a casa mia non si parlava d’altro. Mio padre, mio fratello, il mio compagno, si occupavano e lavoravano tutti nel cinema.
La loro passione era la mia, ero certa, quello sarebbe stato il mio destino.
Nel frattempo gli studi letterari e, soprattutto la lettura, l’indagine, la scoperta del romanzo o del racconto in genere come strumento conoscitivo.
Una tesi sulle strutture narrative del romanzo intorno all’opera di Virginia Wolf, esperimenti di scrittura. Sì, avrei fatto la studiosa di letteratura, mi sarei occupata di scrittura, ero sicura ormai, era quella la mia strada.
Finché non è arrivata la danza.
Una passione che ha occupato velocemente ogni spazio, l’incontro per cui io ero nata, e nessun rimpianto per non averla incontrata prima.
Tutti i linguaggi di cui mi ero nutrita precedentemente e soprattutto tutte le storie attraverso cui avevo “conosciuto” la vita sono confluiti in quest’ultimo linguaggio.
La danza è stata il tramite più efficace insieme alla voce e al teatro, per raccontare le cose del mondo. Insomma il “corpo in scena” era finalmente l’approdo.